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Nicoletta Magnani © 2024

PAROLE

il segno


Ci sono notti in cui i pensieri nascenti sono già ricordi. E i ricordi, pensieri a venire. Come scatole consunte, mai aperte prima, portate sulla riva dal mare. Attendono. Uno sguardo. Che le rinvenga.

In queste notti. Immagino qualche lacrima. Mi si appanna la vista. Come vapore su un vetro. Svela un segno. Che tu hai lasciato, distratto, con un dito. In una notte un po' come questa. Quando mi hai toccato. L'impossibile. Russa sotto un albero, in giardino. E il dolore, al riparo sotto i giornali, steso su una panchina, fiducioso e sporco lo osserva. Ma forse passa un cane. Coperto di fiori gialli. Insegue il grosso insetto a strisce, pedonali. Che succhia desideri e deposita miele dorato. Dal gusto amaro. Come il ricordo. Delle notti in cui ricordo. L'unica che mi hai donato. Ha reso le altre uno strano sogno. Il segno. Messo ad un libro. Che nessuno ha letto. E non ricordo. Quel letto. Ma il tuo breve sonno. In cui riposerebbero i miei pensieri. Ora. Che la notte è un gabbiano. Trattiene tra il becco un pesce. Rari guizzi di squame lucenti. Su cui l'acqua scivolava. Lasciando un invisibile segno. Da cui cola denso un sogno. Sfiora il tuo sonno lontano. Mentre l'alba. Sembra già non arrivare.