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Nicoletta Magnani © 2024
Oggi il sole era un piccolo cerchio bianco nel grigio di stoffa del cielo. Una nebbiolina pallida, come il ricordo di un sogno, sfiorava le strade, avvolgeva i palazzi. L’anima, vibrata da un brivido, emetteva silenzio. Un silenzio chiaro, che immaginava il tuo mattino altrove. Il mio, percorreva un tratto fitto di città, di passi nuovi. Con gli stessi pensieri di sempre. Impregnati di te. Come l’aria, di questa nebbia di dicembre. Come le ultime rose di settembre, vendute a marzo. Come le cifre al quarzo, di un orologio senza pile. Come la pioggia chiara di aprile. Come il freddo sottile. Che penetra i pori della mia pelle bianca. Come l’aria stanca, delle vetrine di Natale. Come l’ovale, del mio piccolo volto, sospeso da terra. Come la mano che afferra il mio collo minuto. Come il tempo passato. Attraverso lo spazio. Come un trapezio, coi lati poco inclinati. Come i baci non baciati. E i sogni non fatti. Come i piatti troppo colorati. E i fagioli nati. Come i boccioli, tagliati ancora chiusi. Come. Le parole che usi. Per raccontarmi il mondo. Come il fondo, dei tuoi occhi segreti. Come l’irrealtà, dei fatti concreti. Non conta l’età. Ma il tocco delle tue mani. Il sole nel cielo. Di oggi. E di domani. Quando t’appoggi. Alla mia voce sorridente. Mentre ti telefono, in mezzo alla piazza, in mezzo alla gente. E non vedo niente, se non il tuo suono. Cui mi abbandono. Piano. Come la nebbia, tra i rami delle piante. Per qualche istante, i miei pensieri, sembrano interi. Legati. Dalle tue parole. E per sempre. Dannati.