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Nicoletta Magnani © 2024

PAROLE

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Si forma, ogni tanto, tra il grigio chiaro dell’ovattato strato di nubi, qualche piccolo strappo. Che svela un azzurro discreto. E libera un raggio di debole sole. Che quasi muore, giungendo a terra. Ma regala un breve, luminoso saluto. A chi lo afferra. Cosciente del pregio. Di un attimo di luce. Nel cielo grigio. Come i minuti che mi concedi. Un privilegio. Simile ad un contagio. Da cui non so guarire. Come l’imbrunire, l’eterno che si ripete. Come la quiete. Portata dal tramonto. Un sipario. Che nasconde un’angoscia. Il divario. Che separa i nostri fogli. Rendendo incomprensibili le righe. E non so. Più leggere nient’altro. Ma forse tu sai. E conservi una vecchia copia. È quella che mi trascrivi uguale. E qualche volta citi. L’odore. Dei fiori appassiti. Mi appare profumo. Perché ti adoro. E mi accontento del fumo. Che sale la mattina presto dal lago. Come una sensazione crescente. Magari. Sono cosciente. Della lontananza del mare. Ma cammino la riva del fiume. Perdendo a poco a poco le piume. Che s’arrestano leggere sul pelo dell’acqua. Nell’ultima carezza. Scritta nella corrente. La voce del presente. È assente da tempo. Mostra la sua maschera, ogni tanto. Quando il grigio delle nubi s’apre in uno strappo di sole. Quando le tue parole. Arrivano alla mia bocca. Quando la tua voce, nel silenzio, mi tocca. Dalla tua vita. Si stacca. Un piccolo foglio. Per me. Non per sbaglio.